“Ogni uomo considera i limiti della propria visione personale come i limiti del mondo” (Arthur Schopenhauer)
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lunedì 13 luglio 2015


Punto esclamativo 

Il punto esclamativo è un desiderio, e i desideri vanno presi con le pinze. Nel Gorgia di Platone, Socrate spiega: chi pretende di soddisfarli tutti, sempre, è destinato all’infelicità e all’insuccesso. 
I desideri, infatti, tendono a riprodursi. Lo stesso vale per il punto esclamativo: è una tentazione pericolosa, cui bisogna saper resistere. Così, quando cediamo, sarà più piacevole. Molti hanno detestato il punto esclamativo, forse perché ne intuivano le insidie. Scriveva il corrierista Ugo Ojetti nella prima metà del secolo scorso: «Odio questo gran pennacchio su una testa tanto piccola, questa spada di Damocle sospesa su una pulce, questo gran spiedo per un passero, questo palo per impalare il buon senso, questo stuzzicadenti pel trastullo di bocche vuote, questo punteruolo da ciabattini, questa siringa da morfinomani, quest’asta della bestemmia, questo pugnalettaccio dell’enfasi, questa daga dell’iperbole, quest’alabarda della retorica». E dopo una tirata del genere non metteva neppure un punto esclamativo! Questa è coerenza, signori. Noi, oggi, non siamo così forti: pochi sanno resistere. Se la virgola è francese, il punto è americano, il punto interrogativo è tedesco, il punto esclamativo è decisamente italiano. Un segno emotivo, eccitabile e lievemente enfatico. Per questo è di moda. L'Italia è oggi in piena fase esclamativa. Titoli, pubblicità, programmi TV, siti internet, messaggi email: da qualche tempo tutti esclamano in modo incontrollato, e portano in giro i loro segni come baccanti (Venite! Leggete! Comprate! Cliccate qui!! Guardate là!! Uau, fantastico!!!). Chi aveva rinunciato al punto esclamativo dopo le elementari, ritenendolo ridondante, oggi si trova circondato. Come spiegare il fenomeno, al di là del carattere nazionale? Una possibilità è questa: nel mercato delle mille offerte, chi vende/annuncia deve alzare il volume, per farsi sentire. Oppure si tratta di una scorciatoia per esprimere sorpresa, stupore, entusiasmo, delusione. Ottenere lo stesso effetto con le parole è più elegante (e magari questo libro vi aiuterà). Ma non tutti lo sanno fare, purtroppo!