“Ogni uomo considera i limiti della propria visione personale come i limiti del mondo” (Arthur Schopenhauer)
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domenica 14 febbraio 2016

ANGOLO DELLA SCIENZA. VIAGGIANDO NEL WEB.



Ipazia d’Alessandria


"Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera" (Ipazia, Vita e sogni di una scienziata del IV secolo)

Le notizie sulla vita di Ipazia sono alquanto scarse: le due principali fonti antiche sono la Storia Ecclesiastica di Socrate Scolastico, avvocato presso la corte di Costantinopoli e contemporaneo di Ipazia, e gli scritti di Damascio, filosofo neoplatonico vissuto un secolo più tardi. A ciò si aggiunge il fatto che gli scritti di Ipazia sono andati perduti o incorporati in pubblicazioni di altri autori.

Ipazia (in greco antico: Yπατία, in latino: Hypatia) nacque intorno al 370 d.C. ad Alessandria d’Egitto e venne avviata dal padre, Teone di Alessandria, allo studio della matematica, della geometria e dell’astronomia. Egli stesso nell’intestazione del III libro del Commento al Sistema matematico di Tolomeo scrive: “Commento di Teone di Alessandria al III libro del sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”. Nulla si sa della madre e il fatto che i saluti rivolti ad Ipazia e agli altri familiari nelle lettere del suo allievo Sinesio non la citino mai fa ritenere che, almeno nel 402, ella fosse già morta.


La principale attività di Ipazia fu la divulgazione del sapere matematico, geometrico e astronomico. Oltre a questi ambiti del sapere scientifico si dedicò, a quanto pare diversamente dal padre, anche alla filosofia vera e propria, relativa a pensatori come Platone, Plotino (fondatore del Neoplatonismo) e Aristotele.


Ipazia succedette al padre nell’insegnamento presso il Museo di Alessandria d’Egitto già dal 393.Filostorgio, storico della Chiesa, afferma che la donna “introdusse molti alle scienze matematiche”: sua caratteristica principale fu infatti la generosità con cui tramandava pubblicamente il sapere tanto che ella divenne un'autorità e un indiscusso punto di riferimento culturale nello scenario dell'epoca.


Socrate Scolastico scrive che per la sua straordinaria saggezza tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale. Ipazia era amata dal popolo poiché non fu mai gelosa del proprio sapere, ma sempre disposta a condividerlo con gli altri, e al contempo era rispettata da molte autorità cittadine.


Filosofa e scienziata, scopritrice e studiosa, Ipazia riuscì a ottenere un forte peso politico e culturale in un’epoca in cui le donne non avevano la possibilità di distinguersi nella scienza.


I suoi scritti sono andati perduti o incorporati in pubblicazioni di altri autori.

Conosciamo tuttavia
Commento in tredici volumi all'Aritmetica di Diofanto (Il sec.), cui si devono lo studio delle equazioni indeterminate - le diofantee - e importanti elaborazioni delle equazioni quadratiche. Nel suo commento, Ipazia sviluppò soluzioni alternative a vecchi problemi e ne formulò di nuovi che vennero inglobati in seguito nell'opera di Diofanto.

Commento in otto volumi a Le coniche di Apollonio di Pergamo (111 sec. a.C.), un'analisi matematica delle sezioni del cono, figure che furono dimenticate fino al XVI secolo quando vennero usate per illustrare i cicli secondari e le orbite ellittiche dei pianeti.

Commento, insieme al padre Teone, all'Almagesto di Tolomeo, un’opera in tredici libri che raccoglieva tutte le conoscenze astronomiche e matematiche dell'epoca.

Non essendoci per Ipazia un confine netto tra scienza e filosofia, che si fusero con lei in un’unica persona, non ci sono giunte nemmeno sue opere di stampo filosofico.
 (dal web)