(foto: Sean Gallup/Getty
Images)
È il seggio da cui Agamennone avrebbero governato
sull’antica Micene, e sul quale, magari, potrebbe discusso e organizzato la Guerra
di Troia. Che si tratti di mito, o realtà, quel che è certo è che dopo una
parentesi di oltre tremila anni, oggi il trono di Micene potrebbe essere
tornato alla luce. Ne è certo almeno Christofilis Maggidis, un archeologo greco
che ha guidato una campagna di scavi nei pressi del sito archeologico
dell’antica città greca, nel corso della quale, ha annunciato alla stampa lo
scorso martedì, sarebbe stato rinvenuto un blocco di pietra calcarea proveniente
proprio dall’antico trono.
Il reperto in questione è stato portato alla luce due anni
fa, in un sito posto proprio al di sotto della cittadella di Micene, che in
passato ospitava un fiume ormai prosciugato. Secondo Maggidis, la pietra
proverrebbe dall’antico palazzo che in passato regnava sulla collina
sovrastante, e che sarebbe andato distrutto da un terremoto intorno al 1200
a.C. Funzionari del governo greco hanno però smentito l’analisi
dell’archeologo, citando altri studi che dimostrerebbero che il reperto sarebbe
un frammento di un bacino, o di una vasca.
Maggidis però muove due obbiezioni alla versione appoggiata
del governo, che dimostrerebbero la correttezza delle sue analisi: il reperto
infatti sarebbe chiaramente parte di una superficie progettata per sedersi, e
il materiale di cui è fatto è una pietra porosa, inadatta, a parer suo, a
contenere liquidi. Non una vasca quindi, ma un trono: quello di Micene,
costruito in una pietra molto utilizzata nelle tombe ad alveare, o a Tholos,
che ospitano i suoi antichi sovrani.
Fino a oggi, sottolinea l’archeologo, nessun trono di pietra
è mai stato trovato negli antichi palazzi di epoca micenea. L’unico esempio
simile proviene dal palazzo di Cnosso, appartenete alla più antica civiltà minoica,
e questo renderebbe ancor più importante la scoperta. “A nostro parere – ha
affermato Maggidis – si tratterebbe della più importante ed emblematica
scoperta di epoca micenea”.
L’archeologo è convinto inoltre che altri pezzi del trono
potrebbero trovarsi ancora sepolti sotto il letto del fiume da cui proviene il
reperto. Per questo, spera di ricevere l’autorizzazione per allargare l’area
degli scavi, e magari riportare alla luce per intero l’antico trono di
Agamennone.
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